Card. Darío Castrillón Hoyos |
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Il Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Prefetto emerito della Congregazione per il Clero, già Presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", è nato il 4 luglio 1929 a Medellín (Colombia). Terminati gli studi, ha fatto ritorno alla sua Diocesi di origine dove è stato nominato vicario parrocchiale in due parrocchie di campagna. Quindi è divenuto Direttore dei «Cursillos de Cristianidad», dell'«Acción Cultural Popular», Officiale presso la Curia diocesana e Delegato per l'Azione Cattolica. Nel quadro della pastorale per l'alfabetizzazione e la formazione integrale dei contadini, ha rivestito il ruolo di coordinatore dei sacerdoti incaricati delle scuole radiofoniche. Nominato nel 1966 Segretario Generale dell'Episcopato Colombiano, ha pure assunto la cattedra di diritto canonico presso l’«Università Civile Libera». Il 2 giugno 1971 è stato eletto Vescovo titolare di Villa del re e allo stesso tempo nominato Coadiutore del Vescovo di Pereira, al quale è succeduto il 1E luglio 1976. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 18 luglio 1971. Ha partecipato, in qualità di Delegato della Conferenza Episcopale Colombiana, alle Conferenze Generali dell'Episcopato Latino-americano di Medellín (1968) e di Puebla (1979). Dal 1983 al 1987 è stato Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM). Dal 1987 al 1991 è stato Presidente dello stesso Consiglio. Ha poi preso parte alla IV Conferenza Generale del CELAM a Santo Domingo, nell’ottobre del 1992. Il 16 dicembre 1992 è stato promosso Arcivescovo Metropolita di Bucaramanga. Il 15 giugno 1996 Giovanni Paolo II lo ha nominato Pro-Prefetto della Congregazione per il Clero. In tale veste si è occupato in prima persona dell'organizzazione del Giubileo sacerdotale di Giovanni Paolo II. Creato cardinale, il 23 febbraio 1998 è stato nominato Prefetto della Congregazione per il Clero, incarico mantenuto fino al 31 ottobre 2006. Dal 13 aprile 2000 all'8 luglio 2009 è stato anche Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. È stato Presidente delegato all’Assemblea Speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi (16 novembre - 12 dicembre 1997). Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel concistoro del 21 febbraio 1998, del Titolo del SS. Nome di Maria al Foro Traiano, Diaconia elevata pro hac vice a Titolo presbiterale (1° marzo 2008) [già Protodiacono dal febbraio 2007 al febbraio 2008].
“I principi e il senso cristiano della vita
Con gioia e commozione ammiro il magnifico monumento di arte e di storia che ci accoglie nella solenne circostanza odierna. Ritengo che non si possa venire ad Anagni senza fare memoria del suo glorioso passato; perfino le solide pietre scolpite che abbelliscono chiese e palazzi ne sono testimoni eloquenti, e l’evento che stiamo celebrando nel nome del grande Pontefice Bonifacio VIII costituisce esso stesso un potente richiamo alla riflessione. L’Accademia Bonifaciana, traendo ispirazione dal messaggio di pace del Papa del primo Giubileo cristiano, persegue indubbiamente un obiettivo perennemente attuale per il bene dell’umanità, coniugando la promozione culturale con i valori dello spirito, senza tralasciare un significativo impegno sociale a favore di diverse situazioni di disagio e di indigenza. L’esperienza umana e pastorale del vostro illustre concittadino, Papa Bonifacio VIII, ci offre un esempio importante per affrontare saggiamente le ardue sfide che in ogni epoca si frappongono all’annuncio evangelico e alle scelte di vita ad esso conformi. Il celebre episodio dello “schiaffo di Anagni”, al di là delle sue effettive modalità di attuazione, benché in ogni caso non siano affatto trascurabili, ha costituito indubbiamente un grave oltraggio al Vicario di Cristo e alla totalità della Chiesa, suo Corpo mistico. Un tale attacco frontale alla Respublica Christiana ha generato, inoltre, una deviante prospettiva conflittuale nella vita delle istituzioni e dei popoli europei, aprendo la strada a quella prepotente strategia di intransigente secolarizzazione che oggi riappare sotto un abusato alibi di libertà di pensiero e di autonomia della coscienza. Ma proprio libertà e coscienza sono le due categorie concettuali che soffrono violenza a causa di un’intollerante egemonia di logiche relativistiche ad oltranza. Nonostante le false detrazioni di certa storiografia manipolata, la grande personalità spirituale di Bonifacio VIII emerge chiaramente dall’intento di difendere la libertà e i diritti della Chiesa e del popolo cristiano, compendiati nell’istituzione dell’anno giubilare e nella promulgazione della bolla “Unam Sanctam”. Il rispetto reciproco tra Chiesa e società civile non può prescindere dall’inalienabilità del diritto – dovere della prima nel tutelare il deposito della fede, esercitando senza condizionamenti il proprio mandato missionario. Né può pretendersi che la Chiesa, in nome di una erronea concezione della laicità, rinneghi la sua stessa natura e finalità, diventando matrigna con l’omettere l’obbligo primario di trasmettere la Verità oggettiva. Il relativismo etico dominante sta alla base di perniciose interpretazioni della civile convivenza, assegnando spesso un ruolo egemonico a orientamenti ideologici liberticidi nei confronti di chi si mostra dissenziente rispetto ad essi. Il Venerabile Giovanni Paolo II, a proposito della democrazia, afferma che “il suo carattere non è automatico, ma dipende dalla conformità alla legge morale a cui, come ogni altro comportamento umano, deve sottostare: dipende cioè dalla moralità dei fini che persegue e dei mezzi di cui si serve” (Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.70). Analogamente il Dottore Angelico nella Summa Teologica sconfessa la legittimità della legge umana qualora si ponga in contrasto con la legge eterna e la retta ragione: “in tal caso … cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza”. E ancora, citando S. Agostino, “se invece in qualche cosa è in contrasto con la legge naturale, allora non sarà legge bensì corruzione della legge” (cfr. Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.72). Cari giovani, mi rivolgo specialmente a voi, cui è affidato il futuro della società, con le parole del Venerabile Giovanni Paolo II: Parimenti deleteria e fuorviante è l’ipotesi delle cosiddette forme di “pensiero debole” che si arrogano di essere depositarie e garanti della libertà altrui. Sono le stesse teorie che impongono i loro prefissati criteri di giudizio sull’uomo, sul mondo e sulla storia, e bollano come infamante qualsiasi opinione contraria. I registi di questo modo di agire non hanno scrupoli nel tradurre i loro postulati teoretici in dettati normativi, giungendo al punto da voler capziosamente giustificare finanche aberranti pratiche di morte. “… la prima e più immediata applicazione di questa dottrina riguarda la legge umana che misconosce il diritto fondamentale e fontale alla vita … Così le leggi che, come l’aborto e l’eutanasia, legittimano la soppressione di esseri umani innocenti sono in totale e insanabile contraddizione con il diritto inviolabile alla vita proprio di tutti gli uomini e negano … l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge” (Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.72). L’Europa di San Benedetto e dei santi Cirillo e Metodio, ancora sfolgorante nelle sue cattedrali, radicata “geneticamente” nel sigillo dello spirito cristiano, ci viene presentata come una indistinta massa geografica che dovrebbe farsi risalire a non si sa quale indefinito processo di sviluppo antropologico. A questo artificioso ragionamento è riconducibile la negazione delle radici cristiane dell’Europa decretata dai moderni soloni e imposta a milioni di uomini di cui si è cinicamente ignorata la più sacra appartenenza identitaria come singoli e come nazioni. La lotta al Crocifisso e a ogni altro simbolo della fede cristiana sotto il pretesto di un ingannevole rispetto della laicità o di un diverso sentire religioso è diretta propaggine di una siffatta cultura generatrice di odio e di divisione. Quella stessa cultura che vorrebbe privare voi, cari ragazzi, dell’eredità più grande che vi sia mai stata donata, la libertà dello spirito nel segno della grazia: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). San Tommaso d’Aquino, nel suo commento al Vangelo di S. Giovanni, asserisce che “la verità ci renderà liberi da tre cose: dall’errore, dal peccato, dalla morte”. Voi giovani siete nel presente quell’olio rigenerante che scorre dall’olivo robusto della civiltà cristiana sulla quale è innestato il rigoglioso sviluppo di questo antico continente. Diffondete il profumo di Cristo con la vostra vita. Il Venerabile Giovanni Paolo II affermando ripetutamente la necessità “che la fede diventi cultura” ha dato un insegnamento illuminante sull’impegno dei cristiani nel mondo. Traiamo spunto da questo messaggio per imparare a dare testimonianza della nostra identità spirituale, nel pieno rispetto di chi non la condivide, ma senza temere di portarne fino in fondo il peso e la responsabilità: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” ( Mt 11, 28). Mentre l’occidente si lascia travolgere dalle più eccentriche ed esasperate mode edonistiche, irretito in un turbinio di materialismo e consumismo, ci si dimentica come in molte parti del mondo la Chiesa è fatta oggetto di violente persecuzioni. Solo pochi giorni or sono nella martoriata terra irachena cinquanta nostri fratelli nella fede, vittime inermi e pacifiche - tra questi anche sette bambini e un giovane sacerdote - sono stati barbaramente trucidati all’interno di una chiesa; purtroppo non è la prima volta che ciò accade. Il Santo Padre Benedetto XVI ci esorta alla fiducia in Gesù Salvatore, a riporre in lui, nel suo amore personale e unico per tutti e per ciascuno singolarmente inteso, le attese della vita per un mondo più giusto, per un percorso esistenziale che sia il riflesso della sua volontà liberante e salvifica: |
TUTTO PRONTO PER IL PASSAGGIO DELLE CONSEGNE DA MONS. CROCI A MONS. DAL COVOLO ED I PRIMI CONFERIMENTI DELLA XVII EDIZIONE DEL PREMIO BONIFACIO VIII |
Tutto pronto ad Anagni per la Cerimonia di Avvicendamento dell’Ufficio di Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia Bonifaciana tra i Vescovi Mons. Franco Croci e Mons. Enrico dal Covolo, nonché per i primi conferimenti nazionali ed internazionali della XVII edizione del Premio Bonifacio VIII 2019, splendida opera bronzea del Maestro Cav. Egidio Ambrosetti, fin dalla sua I edizione nel 2003.Già molto interesse ha procurato l’annuncio della venuta nella Città dei papi dell’ On. Sali Ram Berisha, già Capo dello Stato e Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica di Albania, il prossimo 31 marzo sarà ospite dell’Accademia Bonifaciana per ricevere il Premio Internazionale Bonifacio VIII, che per l’occasione sarà affiancato da altre eminenti personalità per ricevere il medesimo conferimento ormai ambitissimo. |
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Comitato Scientifico |
Presidente Presidente del Comitato Scientifico |
L'Accademia Bonifaciana, ha sede presso il palazzo di Bonifacio VIII di Anagni, da tre secoli custodito dalle Suore Cistercensi della Carità, venne edificato nel XII secolo e in origine appartenne alla famiglia dei Conti. Fu abitato da Papa Gregorio IX (Ugolino Conti) che il primo settembre 1230 vi ospitò Federico II... Leggi articolo
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